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                                               quand ghè de nda se aa

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I mie percorsi rispettano la regola che da sempre seguo nelle mie gite, evitare il più possibile le strade statali, e scegliere  quelle comunali.

Normalmente uso il mio GS 80 classe 1983, ma per stilare i road book, preferisco una vespa 200 del 1982, che mi permette le frequenti soste senza dover spegnere continuamente il motore.

I percorsi sono fattibili a tutti i tipi di moto con passeggero, anche i tratti di off road.

Negli anni purtroppo abbiamo assistito, per colpa di discutibili scelte politiche, alla distruzione e la saccheggio del nostro patrimonio naturale, e noi enduristi, che viviamo la nostra passione a contatto della natura, siamo testimoni, come pochi altri di questo scempio.

Sterrati e mulattiere che diventano inutili super strade, nate di fianco ad altrettante inutili strade, insediamenti industriali iniziati e mai terminati, nati solo per poter usufruire degli incentivi statali, e ubicati in zone dove sembrano pensati, per poter fare il maggior danno possibile  alla natura,

perciò se dovessero sorgere dei problemi alla percorribilità, contattatemi, sarà mia cura apportare le correzioni necessarie.

 

                    ROAD BOOK

come si legge un road book da motolombardia 1983

 

 

 

                                                           

     1)   (1°itinerario) MONTE ORFANO (moto da strada e bici)   

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    2 )   ( 2° itinerario) ALLA RICERCA DEI CAMANDÖI DEL LAGO DI SAN MARTINO (moto, bici)

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     3)   (3° itinerario) STRADA ALTERNATIVA PER IL LAGO ISEO  (moto,bici)

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      4)    ( 4° itinerario) TARANTASIO ( bici, moto, auto)

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(itinerario) MONTE ORFANO (moto da strada e bici)

 

Il primo è un percorso interamente stradale, percorribile in un paio d’ore in moto e circa 3 in bicicletta, porta alla Monastero sul Monte Orfano, così chiamato per la sua posizione isolata in mezzo alla pianura.

Le strade sono quasi tutte comunali, e vanno percorse con calma. Dalla nostra campagna non ci si può aspettare dei paesaggi mozzafiato, ma  se si ama la pace, che la nostra terra riesce a dare non si rimarrà certo delusi.

L’unica regola è quella di spegnere la moto e di spingerla per circa 30 metri in  prossimità delle camere dei frati.

 

 

   

 

 

        

   

   

 

                                                                           

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                                                                     ( 2° itinerario)  

                  ALLA RICERCA DEI CAMANDÖI DEL LAGO DI SAN MARTINO

 

Chi è cresciuto nella nostra campagna, sa che gli Elfi non sono prerogativa dell'Irlanda, nei racconti dei nostri vecchi si favoleggiava che queste creature fantastiche, i Camandöi, abitassero nelle isole e nei fitti boschi del lago di San Martino.

La nostra zona un tempo era bagnata da laghi e paludi, il più esteso il Lago Gerundo, si estendeva da Lodi a Ovest fino a Offanengo a Est, e da Brembio a Nord, fino a Pizzighettone a Sud, formato dal Serio e dall'Adda, più piccolo quello di San Martino formato dall'Oglio. Varie imbarcazione solcavano le acque, mentre paesi e Abbazie sorgevano nei luoghi di approdo. Il percorso corre in gran parte sulle rive, ancora ben visibili, e nell'alveo del lago. Alcuni tratti sono sterrati ancora senza divieti, per poter continuare a girare senza problemi bisogna seguire alcune regole: piano in prossimità delle cascine, nessuna svirgolata sulla terra, perciò no alle accellerate inutili, (niente fa arrabbiare di più i contadini che sparare sassi nei campi e rovinare le loro strade), fermarsi quando si incontrano ciclisti, spegnere il motore quando si incrociano cavalli, salutare sempre, EDUCAZIONE e soprattutto ricordare sempre che SIAMO OSPITI, non diventiamo ospiti sgraditi.

 

 

                              

 

                                      

                                      VERSO bordji omar driss

                                         

                                      

 

                                      

                                      

                                       

                                         

                                       

 

 

                                        

 

                                        

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                              STRADA ALTERNATIVA PER IL LAGO ISEO

Noi abitiamo in una zona particolare, in un raggio di circa 50 Km abbiamo abbiamo 5 città: Cremona, Bergamo, Brescia, Pavia, Milano, Piacenza, o si possono raggiungere gli Appennini, e le Alpi, ma comunque una delle mete più comuni resta il lago di Iseo. Negli anni 70/80 vi si svolgevano delle gare di Regolarità epiche, chi non ricorda la 12 ore di Franciacorta, o le gare del Costa Volpino, io ci andavo con la Vespina 50, e fin da allora, per evitare le strade statali, ho sempre cercato percorsi alternativi, purtroppo nel corso degli anni molte sono state vietate o sbarrate, Serio, Oglio, Monte Orfano, Monte Alto, sono ormai intoccabili, restano ancora dei brevi tratti di strade che permettono di evitare il traffico e di percorrere sterrati non vietati. Inutile ricordare che le strade sono strette, attraversano cascine, e sono percorse da tutti, occhio alle moto, alle bici e ai cavalli.

                                          

                                          

                                          

                                                                             

                                          

                                                          

                                            

 

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        TARANTASIO           

 

È un fatto che, sulle cause e sugli effetti degli eventi della storia, pochi hanno gli stessi convincimenti……

…..Al contrario, sulle leggende, quasi tutti hanno le stesse risoluzioni…..

……concludendo, sui fatti della storia pochi concordano,  sulle leggende quasi tutti si trovano d’accordo.

 

C’era una volta….  come tutte le leggende anche questo percorso inizia così, quando ancora per molti secoli  a Inverness nessuno pensava ai mostri, sul fondo del lago Gerundo viveva Tarantasio, il mitico serpente dal respiro mefitico che soffocava gli uomini e seccava le messi.

Molte chiese conservavano, e conservano ancor oggi, enormi costole e vertebre che, si diceva, gli appartenessero.

Le popolazioni che vivevano sulle rive del lago lo consideravano ben più di una leggenda, basti pensare che gli abitanti di Calvenzano, avevano costruito, sul bordo del lago, un muro alto più di tre metri e lungo 15  Km, per difendersi dalle incursioni del mostro.

Nel 1300, dopo la bonifica del lago, fu rinvenuto il suo scheletro, che venne poi conservato fino al 1800, nella chiesa di San Cristoforo a Lodi.

Altra leggenda è che il serpente si fosse rifugiato in una grotta vicino a Milano, molti cavalieri avevano tentato inutilmente di ucciderlo, finalmente UbertoVisconti, capostipite della casata, aveva affrontato e ucciso Tarantasio, che stava inghiottendo l’ennesimo bambino.

La popolazione di Milano, grata, gli aveva donato lo stemma con il biscione che era poi diventato il simbolo dei Visconti.

Riguardo al lago Gerundo, le notizie più antiche risalgono a Plinio il Vecchio, ma le descrizione più precise sono del 1100 del monaco Sabbio che  lo descriveva come una vasta palude punteggiata da torri di ormeggio per le navi, esempio Chieve che deve il suo nome alle chiavi con le quali si assicuravano le imbarcazioni  nel suo porto. Il percorso parte come sempre da Romanengo, caput mundi, per seguire prima la valle del Serio morto e poi le rive del lago.

Le strade sono come al solito molto piccole con alcuni tratti sterrati, viaggiare molto piano, specialmente negli sterrati, attenzione, specialmente in bici, alle auto e ai numerosi mezzi agricoli..

Ho aggiunto qualche accenno storico per rendere più interessante il giro.

 

 

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