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Prima di tutto devo far notare l'errore nel logo di Romanengo, hanno usato un castello merlato  Guelfo nel paese che, forse unico, può vantarsi di essere sempre rimasto Ghibellino.

         

 

I primi insediamenti della nostra zona, si fanno risalire all'età del Bronzo, sui dossi che si elevavano nella zona tra il lago  Gerundo e il lago di san Martino.

Nel V secolo  colonizzazione dei Galli Cenomani.

185 a.c. arrivo dei Romani.

IV secolo invasione dei Goti.

V secolo guerra Goto-Bizantina.

Arrivo dei Longobardi.

La leggenda vuole Romanengo ( o meglio Rumelengi e poi Romolengo),  fondato da Ulderico, cavaliere di Desiderio, allo scopo di dare riparo, sull'importante arteria Brescia-Pavia, ai Romei, in viaggio verso Roma, pare infatti che esistesse un ricovero fortificato L"Hospitalis Sanctis Bartolomei"

Più probabilmente si deve la fondazione ai cavalieri Longobardi al seguito del Duca Wallari, che, dopo la conquista di Bergamo, occuparono la striscia di terra tra i fiumi Oglio e Serio.

La fondazione fu comunque longobarda lo conferma la desinenza in –engo ( storpiatura Longobarda della desinenza -ingon comune in Germania, divenuta –engo in Italia, -ans in Borgogna con i Burgundi, -ens in Aquitania con i Visigoti), che  è sempre stata usata come suffisso di un nome di persona, e il fatto che, fin all'alto medioevo, le popolazioni sottoposte al governo del paese utilizzarono il diritto Longobardo.

 

VIII sconfitta dei Longobardi e purtroppo fine del sogno di creare un regno romano-barbarico che unificasse l'Italia sotto una sola corona.

 

IX secolo gli Ungari scorazzano nella nostra zona , a difesa le popolazioni elevano torri  (Trigolo ne è un esempio).

 

1099 inondazioni

 

1186 grande siccità nella pianura Padana.

 

1190 fortissime piogge, che distruggono i raccolti.

 

1198 altro anno di inondazioni.

 

Frattanto Romanengo viveva fino a circa il 1100, all'ombra del castello di Hero, poi, dopo le guerre scoppiate tra Cremona e Crema a causa della donazione di Matilde di Canossa, del 1115, dell'Isola Fulcheria a Cremona, e per difendere il nodo di navigli e di chiuse che fin dal 1170 assicuravano l’approvvigionamento d’acqua alla città,  fu elevato nel 1192 a borgo franco , con la nomina del primo Podestà, e  nel 1197 venne fortificato il "DOSSUM RUMELEGI" contro i Cremaschi-Milanesi.

Cremona in cambio della difesa, della manutenzione e dell'obbligo della apertura-chiusura delle chiuse, concesse agli abitanti l'uso delle acque di proprietà di Cremona, e inoltre gli stessi vantaggi concessi  nel 1118 a Soncino, i favori e le esenzioni attirarono la molte genti, e anche  l'abbandono di Ero di cui si è perso anche il ricordo della ubicazione.

 

Sempre fedele a Cremona e all'impero, fu la base di Federico Barbarossa e Cremona nella lotta contro la Lega Lombarda, e per la distruzione di Crema del 1160.

 

Subì l’assedio al castello dopo la sconfitta dei Cremonesi nella battaglia dell’Albera del 1195.

 

Nel 1215 fu saccheggiato dai Milanesi-Cremaschi che portarono molti ostaggi a Milano.

 

1223 terremoto nel Cremonese e Mantovano.

 

1259 una epidemia porta morte e lutto nella nostra pianura.

 

1274 nel Febbraio fortissime gelate distruggono i vigneti, ricchezza delle terre emerse.

 

 Nel 1292-93-94-95 il castello fu ampliato e rafforzato con dei fortini, e al centro del forte fu costruita una chiesa  dedicata  a San Paolo.

 

 Nel 1311 l'Imperatore Arrigo VII scese in Italia allo scopo di riaffermare il suo potere, prima cacciò i Torriani da Milano insediandovi i Visconti, poi arrivò a Lodi, e infine a Cremona dove erano saliti al potere i Guelfi Cavalcabò, questi fuggirono a Viadana, loro feudo, mentre 200 nobili Cremonesi, guidati da Supramonte Amati, si presentarono scalzi e con una corda al collo, all'imperatore nel  castello di Paderno Ponchielli, questi li fece imprigionare, nei castelli rimasti a lui fedeli, 100 a Paderno, 100 a Castelleone, e il  capo con Ponzino Ponzone, a Romanengo. Una anno più tardi, il Visconti, per vendicarsi dei Guelfi, che avevano riconquistato il potere a Cremona, li fece  uccidere tutti in una notte, sorte che fu evitata a Ponzone.

 

Nel 1316 a Cremona diviene signore Cremona  Giberto da Correggio ed il Ponzone allora si fa ghibellino. Scorrazza con i suoi partigiani nel contado e si rafforza in Soncino, Castelleone e Pizzighettone, fino al luglio 1317 quando viene firmata la pace tra i guelfi (Giacomo Cavalcabò) ed i ghibellini locali (Egidio Piperati). In Agosto il  Cavalcabò rompe una tregua e si fa signore di Cremona con l’ausilio dei soldati bresciani della guarnigione e dei suoi sostenitori. Il Ponzone si rifugia a Soncino presso  Filippo Barbò; si allea con Matteo Visconti, il Della Scala e Passerino Bonacolsi. alla testa di un forte esercito, assedia Cremona.. Si colloca sul naviglio vicino a San Zenone e ne devasta il territorio per 28 giorni. Costretto a ritirarsi, ritorna a Soncino e riprende ad infestare tutto il territorio con tremende scorrerie.

        

         Romanengo rimase sempre Ghibellino. Anche dopo la caduta di Cremona in mano della famiglia Guelfa dei Fondulo, questi  tentarono inutilmente la conquista del castello,  si insediarono allora a  Soncino, e per 13 anni continuarono i tentativi di conquista, fino alla rinuncia dei Guelfi di occupare il paese, con la firma della pace il 13 Ottobre1327,

 

Nel 1329 Ludovico il Bavaro autorizza una aumento della estrazione di acqua dall’OGLIO per alimentare la Cremonella, un canale creato in epoca romana e già documentato nel 1226 e ancora nel 1233, come NAVIGLUM, (il vocabolo è latino-volgare e deriva dalla voce latina navilium caratteristica del Settentrione che indica un corso d'acqua idoneo alla navigazione), per raccogliere le acque delle sorgenti  e impedire l’impaludamento della pianura, e che scorreva fino dentro la città dove dopo aver raccolto le fognature sboccava nel Po.

 

Nel 1334 Cremona firma l'atto di sottomissione ad Azzone Visconti.

 

Nel 1337 la città di CREMONA fu autorizzata dal Duca Azione Visconti, superando i contrasti con la città di Brescia per la sottrazione di acque dal fiume Oglio, all'ampliamento del Naviglio Cremona ( el Naele), si potenziavano così il trasporto delle merci, il  movimento delle ruote dei mulini senza dimenticare  fornitura di acque  ai numerosi lavatoi pubblici, e ai laboratori artigiani.

 

Nel 1441, e precisamente il 25 Ottobre, nella chiesa di San Sigismondo a Cremona, Francesco Sforza prende in moglie Bianca Maria Visconti che porta in dote il territorio Cremonese, nel 1442  lo Sforza fa scavare, il Naviglio Melotta ( el Nailet), che chiama Naviglio Nuovo, mentre il Naviglio Cremona diventa Naviglio Vecchio. L'opera viene scavata sfruttando le Fughe e le Foppe esistenti, lo scopo è quello di aumentare le possibilità di navigazione, di trasporto di merci,  e sfruttamento della forza motrice delle acque. Il Naviglietto si stacca con due cascatelle dal Naviglio Civico, ben visibile da chi percorre la Provinciale che da Fontanella porta a Casaletto di Sopra, e dopo aver tagliato il Pianalto di Romanengo, si ributta, dopo circa 20 Km, nel Naviglio dopo la cascina Albera, in prossimità del luogo dove sorgeva l'abitato di Santa Maria Del Brugo, distrutto più volte dai Milanesi e infine completamente abbandonato.

 

Il 19 Giugno 1348 anche Romanengo decide di seguire l'esempio di Cremona e si sottomette ai Visconti, divenendo il primo baluardo Milanese contro i Veneziani.

 

         Sotto il governo degli Sforza la sua importanza di di natura politica (controllo del confine con il Cremasco, sottoposto allo Stato Veneto),  sociale (servizi, assistenza, controllo dei forestieri, ecc.), ed economica (commerci, artigianato, repressione del contrabbando) aumentò a dismisura.  Romanengo divenne il punto di riferimento obbligato per le comunità sulle quali si estendeva la sua giurisdizione, a protezione dei loro interessi e spesso della loro stessa sopravvivenza. Fin nel periodo comunale, fu a capo di una podestaria (comprendente Casaletto di Sopra, Ticengo, Salvirola, Fiesco, Albera e Ronco Todeschino) retta da un podestà, che nel periodo signorile veniva nominato dal Duca di Milano, durava in carica mediamente due anni e doveva essere per forza forestiero per meglio rappresentare  il Duca, per il quale amministrava la giustizia e faceva riscuotere le tasse. Gli affari del comune venivano trattati dai Deputati e dagli Uomini di Romanengo e il Consiglio Generale nominava e stipendiava un esperto dell'arte medica per la cura degli ammalati poveri, un tesoriere per riscuotere la tassa del sale e il pubblico trombetta, che diffondeva gli avvisi ufficiali radunando la gente col suono della tromba.

 

 Nel 1411 Giovanni da Terzo da Soncino, ne fa sua residenza dalla quale, al servizio del signore di Brescia Pandolfo Malatesta combatte contro Facino Cane e Gabrino Fondulo. parte alla conquista dei castelli di Fontanella, Covo, Antegnate, Romano di Lombardia e Gallignano; libera Soncino dall'assedio postovi dal Fondulo. Ha il compito di impedire l'unione delle milizie cremonesi con quelle del Cane. E' costretto da quest'ultimo condottiero, che ha un numero superiore di uomini, a riattraversare l'Oglio e rientrare a Romanengo, da dove può controllare il  possesso di Soncino. Nel conflitto cade in un'imboscata tesagli da Muzio Botta, nella quale è   ferito gravemente. E' inviato dal Malatesta con 300 cavalli in soccorso di Soncino, alla cui difesa è il suocero Giacomo di Covo. Varca l'Oglio presso Orzinuovi e sorprende le truppe del Fondulo. Con la vittoria, entra nel castello e vi lascia alcuni bombardieri.Il Covo cede al Cane ed al duca di Milano; il suocero lo investe di Soncino ed egli, dopo pochi giorni, consegna la località ai viscontei. Ritorna al servizio del Malatesta nel bergamasco; toglie ogni presidio a Fontanella, Covo, Antegnate. Romanengo e Gallignano.

 

 

  Il 20 Maggio 1418 resiste agli attacchi di Cabino Fondulo, che al servizio di Ugolino Cavalcabò tenta di occupare il castello.

       

           Il luogo fu sempre pieno di vita, vivace soprattutto negli anni che vanno dal  1454 fino alla metà del secolo successivo, che furono animati da lavori straordinari e da iniziative notevoli, sia nel settore edilizio sia nei miglioramenti fondiari. Un ruolo chiave il paese lo ebbe principalmente nell'erogazione dell'acqua; qui infatti hanno origine le bocche di presa di molte e importanti rogge, la più parte delle quali vanta origini medioevali, e persino il Duca Francesco Sforza e la moglie Bianca Maria Visconti profusero molto denaro ed impegno per il riassetto e la riorganizzazione della distribuzione dell'acqua del Naviglio Civico.

Del resto allora come oggi l'agricoltura era un'attività diffusa e l'acqua serviva; ma anche il commercio era molto attivo. Inoltre esistevano botteghe, mulini e torchi per semi oleosi. Il territorio forniva anche molto materiale per fabbricare, primo fra tutti i mattoni, ma anche legname per cuocerli e per costruire, che veniva trasportato proprio sul Naviglio. C'erano osterie e botteghe, nonché tutte le attività artigianali: sarti, pellicciai, fabbri, falegnami, e mugnai. Non mancava la farmacia, che doveva essere ben fornita in quanto se ne servivano gli abitanti dei paesi limitrofi. E per quanto riguarda le attività intellettuali, la presenza in luogo dei notai ha senz'altro giovato al diffondersi della lingua scritta e di un certo tipo di sapere.

Gli artisti furono pure ben rappresentati, giacché Romanengo fu la patria di Angelo Ferri, noto maestro della tarsia, e di Giovanni Iacopo Gabbiano, storico e letterario, nonché di tutti gli altri, più o meno celebri, che vennero dopo di loro.

           

         Nel 1431 Taliano Furlano Grande e Orso Orsini agli ordini dei veneziani occupa il castello.

 

Nell'agosto del 1432 si arrende a Francesco Gonzaga, che era subentrato al conte di Carmagnola al comando delle truppe venete.

 

Nel  1432 é base di partenza di Antonio  di Martinengo per la difesa della frontiera sull’Oglio.

 

Nel 1438 viene rioccupato da Filippo Maria Visconti.

 

Nel 1440 cadono 2 metri di neve.

 

Il 28 Maggio comincia, su ordine di Visconti, la costruzione del Naviglio Cremona, alcuni pensano abbiano sfruttato il letto fossile del Fiume Ubartum, noto fin dai tempi degli Etruschi, e poi scomparso dalle carte geografiche, del quale nessuno ha più saputo date una collocazione precisa

 

Nel 1441   Antonio Martinengo  incontra Marsilio Gambara per contrattare un passaggio di campo.

 

Nel 1446, Ludovico Gonzaga ferma Micheletto Attendolo.

 

Nel Maggio 1447 Michele Attendolo armato di bombarde assale prima Soncino che resiste 5 giorni poi Romanengo che si cade dopo 12 giorni di assedio

 

Nel Giugno Miche Attendolo si attesta nei pressi del castello per preparare le truppe ad affrontare lo Sforza.

 

Nel 1452 Gentile Leonessa, agli ordini della Repubblica Veneta, espugna il castello.

 

Nel 1453 Angelo di Caposelvi, con Tristano Sforza e Bartolomeo Colleoni assale Romanengo; dopo un assedio di tre giorni obbliga alla resa i difensori. Il castello viene messo a sacco dai colleoneschi.

 

 Nel 1453 Pietro Brunolo al comando dei veneziani, con 1500 fanti,  assale e conquista il castello.

 

Nel Giugno 1467, vi staziona con il suo esercito Nicolò Tolentino, al servizio degli Sforza.

 

Nel 1462 Francesco Sforza elevò Romanengo a Terra Separata, staccandola dalla giurisdizione cremonese. Da Romanengo dipesero Casaletto di Sopra, Salvirola, Fiesco, Ronco Todeschino e Albera.

 

Nell'Agosto del 1469, il duca Galeazzo Maria Sforza invia Bartolomeo da Quarterisio, Pietro Francesco Visconti e Sacramoro da Parma, ad ispezionare la Rocca di Romanengo. Si decide allora, vista la posizione strategica di Romanengo che era vitale per la difesa della striscia di territorio di circa 10 Km,  indispensabile per collegare i possedimenti Viscontei del sud con il nord Cremonese di ricostruire il castello, nel 1471 gli ingegneri ducali Benedetto Ferrini da Firenze e Danese Maineri, responsabili delle fortezze di Soncino e Romanengo, intrapresero le opere di manutenzione dell'antica rocca con la direzione del  protomastro Bartolomeo Gadio, in contemporanea con i lavori della rocca di Soncino, si ricostruì a cinta muraria merlata intorno al terrapieno originario , con due casematte ad ognuno dei quattro angoli ed una rocca nuova. Il terrapieno fu comunque notevolmente allargato. Con queste modifiche il castello di Romanengo divenne l'opera più imponente dell'intero territorio.

 

Nel 1499  Galeazzo Pallavicini è insignito, con i suoi fratelli, dai Francesi, dell’ordine di San Michele e gli è concessa in signoria  Romanengo.

 

Nel 1510 una carestia causata da un rigido inverno, causa moltissimi morti per fame,

 

Nel 1513 viene assalito da Renzo da Ceri, con un esercito di 1000 fanti, 200 cavalli e 5  pezzi di artiglieria e ne viene respinto con la perdita di 200 uomini fra morti e feriti, durante l’assedio, gli uomini a difesa, volevano arrendersi, ma le donne continuarono a combattere, per premiare il loro valore e in sfregio agli uomini, il vescovo di Cremona concesse alle donne l’onore di sedere in chiesa davanti agli uomini, che dovevano occupare i posti dietro o rimanere in piedi, abitudine rimasta fino ai nostri giorni,

       

                

        Nel 1515 Agosto, Renzo da Ceri rioccupa il castello.

 

         Nel 1525 Dicembre, vi staziona Brunoro Gambara di Pralboino, mentre, con 500 fanti, si prepara a contrastare Giovanni de Medici

 

Nel  Dicembre 1525 Romanengo negozia con Malatesta Baglioni  Signore di Perugia un passaggio di campo a favore dei Veneziani.

 

Nel 1630 durante la peste di manzoniana memoria muoiono tutti, ad esclusione del parroco, don Genesio Maccagni e del sacrestano,

 

Nel 1705 vi soggiornò in generale Vendome, sceso in Italia a contrastare il generale, Eugenio di Savoia, divenne poi il il centro di comando di Savoia. Fino a qualche anno fa, chi si trovava a percorrere la strada che da Genivolta porta a Casalmorano, dopo la località 13 ponti, avrebbe incontrato un Santella, ora demolita da un autista ubriaco, su una lapide all'interno si poteva leggere, che la Chiesina era stata costruita per raccogliere i resti dei caduti in una scaramuccia tra i francesi di Vendome e gli austriaci di Eugenio di Savoia, che avevo preso alloggio nel castello di Romanengo, dove rimase fino alla battaglia di Cassano.

 

Nel 1786 entra a far parte della III Delegazione della provincia di Cremona (con : Albara con Salvarola de' Patti, Salvarola de' Vassalli e Ronco Todeschino; Casaletto di Sopra; Cumignano con Castelletto Barbò; Fiesco con Santa Marta; Romanengo; Romanengo del Rio con Melotta; Ticengo; Trigolo con Moscona; Soncino ), nata all'atto della suddivisione della Lombardia austriaca in 8 province , create nel clima delle riforme giuseppine.La provincia comprendeva il territorio conosciuto dall'epoca medievale come "Contado di Cremona" Suddivisione amministrativa all'atto dell'istituzione (1786)  La provincia di Cremona era suddivisa in 12 delegazioni, più la città di Cremona che non apparteneva ad alcuna delegazione

 

Nel 1801-02 si ha un inverno rigidissimo, tanto che dalle Alpi  scesero in pianura branchi di lupi affamati, spinti dalla fame entrarono anche in paese,

 

Nel 1802 fu colpito da un terremoto, con la distruzione della Chiesa Parrocchiale.

 Baracche di legno improvvisate accolsero la popolazione che si dedicò a pratiche devozionali e penitenziali

Una prima scossa fu avvertita il giorno precedente, l’11 maggio verso le 18, con abbassamento del livello delle acque nei pozzi e presenza di odore di zolfo.

La scossa principale avvenne il giorno 12 verso le ore 9,30 e il suo epicentro dovrebbe essere posto nella media valle dell’Oglio nei dintorni della città di Soncino interessando una ventina di paesi                                                                               

 A Orzinuovi si ebbero i danni maggiori con danneggiamenti a 400 degli oltre 500 edifici del centro abitato. Si ebbero crolli nelle chiese di San Domenico , di San Francesco, nella Chiesa della Madonna, nell’Ospedale dei Poveri e nel convento di Santa Chiara.

A Soncino si rilevarono danni alla chiesa parrocchiale, alla chiesa di San Giacomo, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il crollo di un’arcata, alla chiesa di San Bernardo, cui crollò parte del campanile. A Soncino si ebbero anche 2 morti (oppure 2 feriti molto gravi)Danni furono rilevati anche nella frazione di Gallignano e nel comune di Ticengo.

A Crema, si ebbero danno alla  Cattedrale, all’Arco del Torrazzo, alla chiesa di San Bernardino; crolli al campanile del santuario di Santa Maria delle Grazie, alle cappelle della basilica di Santa Maria della Croce che furono scoperchiate.

Una fenditura si ebbe nel territorio di Credera Rubbiano con fuoriuscita di abbondate acqua.

La scossa fu avvertita distintamente anche a Lodi, Cremona e Brescia. Altre scosse si susseguirono fino al 24 giugno dello stesso anno.

Nel 1807 iniziarono i lavori di costruzione,in forme neoclassiche, della chiesa dedicata ai santi Giovanni e Biagio, i lavori si conclusero nel 1813. Vi sono conservate pregevoli tele del Molosso e del Chiaveghino. 

    Nel 1816 , all'atto della costituzione del Regno Lombardo-Veneto, nasce la provincia di Cremona, smembrando il dipartimento dell'Alto    Po di epoca napoleonica (l'altra provincia ottenuta fu quella di Lodi e Crema), Suddivisione amministrativa all'atto dell'istituzione (1816)   

All'atto dell'istituzione, la provincia era divisa in 9 distretti, a loro volta suddivisi in XXX comuni:

 

Nel 1838 fu demolito il castello e la chiesa di san Paolo annessa.