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È un fatto che, sulle cause e sugli effetti degli eventi della storia, pochi hanno gli stessi convincimenti… …..Al contrario, sulle leggende, quasi tutti hanno le stesse risoluzioni….. ……concludendo, sui fatti della storia pochi concordano, sulle leggende quasi tutti si trovano d’accordo. Perciò solo storie nel logo di Romanengo, hanno usato un castello merlato Guelfo nel paese che, forse unico, può vantarsi di essere sempre rimasto Ghibellino, difatti, nel linguaggio comune, il termine "ghelfo" è rimasto con significato dispregiativo. I primi insediamenti della nostra zona, si fanno risalire all'età del Bronzo, sui dossi che si elevavano nella zona tra il lago Gerundo e il lago di san Martino. Nel V secolo colonizzazione dei Galli Cenomani, lo storico Ludovico Antonio Muratori nel 1700 appoggiava questa tesi, a riprova l'affinità del dialetto, più vicino la Bresciano/Bergamasco che la Milanese capitale dell'Insubria. Bernardino Biondelli (Zevio, 14 marzo 1804 – Milano, 11 luglio 1886) “Quand’anche una nazione venga costretta da una forza prevalente a cangiare il proprio dialetto conserva pressoché intatta la natia pronuncia”, caratteristica cenomana è la n nasale, e questa caratteristica non oltrepassa l’Adda. ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Lingua Koinè lombardo-veneta
Il KOINE'
era un volgare illustre dell'Italia settentrionale compresa l'Emilia che dal XII
al XV secolo veniva usato come lingua colta scritta in contrapposizione con la
frammenrtaszione dei dialetti parlati.
Paola Benincà
(Univ. di Padova) chiama Dante "un linguista
dell'epoca", e cita dall'ultimo capitolo del primo libro del "De vulgari
eloquentia" il seguente passo: ------------------------------------------------------------------------------------------------------ Tra il VI e il IV sec. a. C., Elitovio Capo militare o religioso dei Galli Cenomani, portò il suo popolo attraverso Monginevro, dalla zona di Le Mans a ovest dei Carnuti tra Senna e Loira alla Lombardia sconfiggendo i Liguri. (infine, riguardo alla loro possibile origine occorre dire che, probabilmente, gli Insubri, assieme agli altri popoli proto-Celtici della cultura di Golasecca, giunsero in Italia settentrionale in un'epoca che va dal II millennio a.C. all'Età del bronzo migrando dal sud dell'odierna Francia, occupando parte del territorio ligure e formando poi quel ceppo di popolazioni definito Celto-Ligure L'inizio del IV secolo a.C. vide tutta l'Italia nord occidentale invasa da popolazioni celtiche provenienti dalla Gallia e dalla Boemia. A differenza di altre popolazioni del nord Italia, però, gli Insubri seppero resistere all'invasione mantenendo un'identità di popolo. I nuovi arrivati mutarono radicalmente la loro società tanto da confondere gli storici latini sulla loro origine.. 185 a.c. arrivo dei Romani.I Cenomani intuirono la forza dei romani e furono i soli Galli ad essere alleati della Repubblica . (Corrado Mannert 1800: “I cenomani non ebbero alcuna lega con gli insubri, ma si chiarirono in ogni circostanza per loro nemici. Noi dobbiamo rigettare delle spedizioni di Belloveso e Segoveso come delle invenzioni dell’antichità, avvegnachè gli sciami migranti partirono dalla gallia da paesi diversi e lontani, e alcune popolazioni erano in guerra le une con le altre.” Polibio Livio e Strabone si riferiscono alle frequenti guerre che i cenomani e i veneti alleati sostennero contro i loro vicini. Infatti non appare in nessun testo un accenno a un contrasto tra romani e cenomani o liguri). Così, durante la grande guerra gallica nel 225 a.C., quando i Boi e gli Insubri presero le armi contro Roma, i Cenomani, come i loro vicini i Veneti, conclusero un'alleanza con la Repubblica romana, e le due nazioni insieme apprestarono una forza di 20.000 uomini, con la quale minacciarono la frontiera insubre. Quando Annibale invase la Gallia Cisalpina continuarono ad essere fedeli alleati dei Romani e apprestarono un corpo di ausiliari che combatté nella battaglia della Trebbia. Con la fine della seconda guerra punica, tuttavia, un gruppo di giovani guerrieri cenomani si unirono nonostante la disapprovazione del senato di brixia ai Galli sotto Amilcare (200 a.C.), e di nuovo pochi anni più tardi, unirono le loro armi con quelle degli Insubri: ma il senato di Brescia convinse i giovanoi guerrieri a passare dalla parte romana, cosicchè in battaglia gli insubri si trovarona attaccati dai loro stessi alleati e portarono alla vittoria l’esercito romano guidato da Gaio Cornelio Cetego (197 a.C.), . Boiorum exercitus haud ita multo ante traiecerat Padum iunxeratque se Insubribus et Cenomanis, quod ita acceperant coniunctis legionibus consules rem gesturos ut et ipsi conlatas in unum vires firmarent. Postquam fama accidit alterum consulem Boiorum urere agros, seditio extemplo orta est: postulare Boi ut laborantibus opem universi ferrent, Insubres negare se sua deserturos. Ita divisae copiae Boisque in agrum suum tutandum profectis Insubres cum Cenomanis super amnis Minci ripam consederunt. Infra eum locum duo milia passuum et consul Cornelius eidem flumini castra adplicuit. Inde mittendo in vicos Cenomanorum Brixiamque quod caput gentis erat, ut satis comperit non ex auctoritate seniorum iuventutem in armis esse nec publico consilio Insubrum defectioni Cenomanos sese adiunxisse, excitis ad se principibus id agere ac moliri coepit ut desciscerent ab Insubribus Cenomani et sublatis signis aut domos redirent aut ad Romanos transirent. Et id quidem impetrari nequiit: in id fides data consuli est ut in acie aut quiescerent aut, si qua etiam occasio fuisset, adiuvarent Romanos.Presentarono poi la sottomissione e da allora continuarono ad essere fedeli alleati dei Romani. L'alleanza con la Repubblica valse loro una autonomia amministrativa e il diritto a mantenere un proprio esercito, i rapporti di alleanza con i veneti e la progressiva adozione dei costumi del popolo veneto tutto il territori Cenomano compreso il Cremonese viene aggregato nella X legio venetia et Histria il confine presumibilmente passava sulla roggia Gaiazza. Da questo momento scompaiono dalla storia diventando gradualmente fusi nella condizione di peregrinus (Nell'antica Roma, il "peregrinus" era una persona libera che era soggetta al dominio romano senza avere la cittadinanza romana, e dunque era privo di molti diritti riservati ai cives) finché nel 49 a.C. acquisirono, con il resto di Galli, i pieni diritti di cittadini romani. 127 a.c invasione degli Elvetii e Reti con la distruzione di Acquaria, (et illic per lapides quinque (ab Josivara) in vico tunc Acquarianon ocupato loco alius demoliti etiam tunc per Helvetios ac Rethos aliud condi, et nominari Subcinna), sconfitti dal console Lucio Cornelio Cinna che divideva il potere a Roma con Lucio Cornelio Longino. Giulio Cesare concede ai galli Cenomani Cremonesi la cittadinanza romana, iscritta coma tribù Aniesc, Bergamo come Quirinia e Brescia come Fabia. 401 prima invasione dei Goti, Alarico, conquista Bergamo,e tutti i territori fino all'Adda facenti parte della legio Venetia, sconfitto dal generale romano Stilicone nel 402 nella battaglia di Pollentia fu costretto a riparare in Illiria 408 seconda invasione dei Goti Alarico, saccheggia Cremona, 412 costruzione a Soncino di una chiesa dedicata a Dio Padre come da tradizione Ariana. La leggenda di Alarico Nella notte del 24 agosto del
410 D.C. Alarico, Re dei Visigoti, entrò con il suo esercito in Roma, passando
per Porta Salaria. Dopo tre giorni di saccheggi e violenze (pare comunque che ci
fosse stato l’ordine di non sacrificare vite umane e di risparmiare le
chiese), i barbari abbandonarono l’Urbe e si diressero verso il Sud della
penisola, con l’intenzione di raggiungere le coste africane per nuove invasioni
e conquiste. Ma improvvisamente Alarico, appena quarantenne, si ammalò
improvvisamente e morì nei pressi dello Stretto. La tomba nel Busento
Il duello tra Teodorico e Odoacre. Da un manoscritto del XII secolo conservato negli archivi vaticani. Una scena identica è raffigurata a bassorilievo sulla facciata di San Zeno. Teodorico seguì le linee guida già tracciate da Odoacre, lasciando ai Romani, che gli si dimostrarono fedeli, gli impieghi amministrativi e politici che già possedevano, riservando nel contempo esclusivamente ai Goti i compiti di sicurezza e difesa. Inoltre, per pacificare l'Italia, riscattò i cittadini romani fatti prigionieri da altri popoli barbari e procedette alla distribuzione delle terre,In questo periodo fu autorizzata una legge, mutuata dai costumi germanici, che permetteva ai contadini vittime di atti di schiavismo di uccidere i loro padroni come atto di legittima difesa. Più di un proprietario terriero latino venne cruentemente ucciso in ottemperanza a questa norma, e le loro proprietà passarono nelle mani dei proprietari goti oppure di latini fedeli V secolo guerra Goto-Bizantina. Anno 568 Arrivo dei Longobardi sotto la guida di Alboin, il loro numero sfiorava forse i 300.000, nel 569 conquistarono Milano, e posero l'assedio a Pavia, la città grazie alle fortificazione rinnovate dai Bizantini potè resistere 3 anni. Alboino Per hos Langobardorum duces, septimo anno ab adventu Alboin et totius gentis, spoliatis ecclesiis, sacerdotibus interfectis, civitatibus subrutis, populisque, qui more segetum excreverat, extinctis, exceptis his regionibus quas Alboin ceperat, Italia ex maxima parte capta et a Langobardis subiugata est »
La leggenda vuole Romanengo ( o meglio Rumelengi e poi Romolengo), fondato da Ulderico, cavaliere di Desiderio, allo scopo di dare riparo, sull'importante arteria Brescia-Pavia, ai Romei, in viaggio verso Roma, pare infatti che esistesse un ricovero fortificato L"Hospitalis Sanctis Bartolomei" Più probabilmente si deve la fondazione ai cavalieri Longobardi al seguito del Duca Wallari, che, dopo la conquista di Bergamo, occuparono la striscia di terra tra i fiumi Oglio e Serio. (… Langobardi per annos decem regem non abentes, sub ducibus fuerunt. Unuisquisque enim ducum sua civitatem obtinebat: Zaban Ticinum,Wallari Bergamum, Alichis Brexiam, Eoin Trientum, Gisulfus Forumiuli. ) La fondazione fu comunque longobarda lo conferma la desinenza in –engo ( storpiatura Longobarda della desinenza -ingon comune in Germania, divenuta –engo in Italia, -ans in Borgogna con i Burgundi, -ens in Aquitania con i Visigoti), che è sempre stata usata come suffisso di un nome di persona, e il fatto che, fin all'alto medioevo, le popolazioni sottoposte al governo del paese utilizzarono il diritto Longobardo. Dopo la distruzione di Cremona da parte di re Aginulfo, e la spartizione del terittorio cremonese tra Brescia, Bergamo e Piacenza, il Vescovo Anselmo soggiorna dal 605 al 615 a Soncino. VIII secolo sconfitta dei Longobardi e purtroppo fine del sogno di creare un regno romano-barbarico che unificasse l'Italia sotto una sola corona. IX secolo gli Ungari scorazzano nella nostra zona , a difesa le popolazioni elevano torri (Trigolo ne è un esempio). Nel 1040 Enrico III concede alla diocesi di Cremona retta da Ubaldo, Vescovo, ìnsula Fulkerji, come risarcimento dei danni subiti nelle contese con l’arcivescovo di Milano Ariberto degli Intimiano. Nel 1093 si formò un'alleanza militare anti imperiale capeggiata da Matilde di Canossa, che aveva numerosi possedimenti a cavallo del Po, cui partecipavano Lodi, Milano, Cremona, Piacenza. Il conflitto si risolse con il giuramento di obbedienza dell'imperatore Enrico IV a papa Urbano II e con la donazione nel 1098 dell'Insula Fulcheria (l'area di Crema) alla città di Cremona che con questo atto si costituì in libero comune, diventando una delle più ricche, potenti e popolose città dell'Italia Settentrionale. A partire quindi dal 1093 il comune lottò con i comuni vicini per ampliare e difendere il proprio territorio. Le guerre furono numerose e spesso vittoriose come nel 1107 per il possesso di Tortona o nel 1111 che segnò la sconfitta nei pressi di Bressanoro. In questo periodo la città ebbe forti divisioni interne fra la parte di città legata ai ghibellini, città vecchia, e quella legata a guelfi, città nuova. Il conflitto giunse al punto di creare due palazzi comunali con l'edificazione del Palazzo Cittanova, ancora esistente. 1098 investitura feudale a Cremona di Goffredo di Bellusco, Maurizio e Cremosano Aldoni, investiti del feudo come rappresentatnti della chiesa cremonese. 1099 inondazioni E’ un momento di grande ricchezza e prosperità per Cremona, La città stringe trattati e commercia con Bologna, Firenze, Venezia, Genova, Pisa. Nel 1128 vengono terminate e rafforzate le mura, vengono edificato: 34 torri, la cattedrale, il battistero, il pretorio e il palazzo pubblico. 1146 lettera del Vescovo di Costanza, quale delegato del re Corrado ai consoli di Crema, invita i Cremaschi a costringere: Trucco Bonati e i suoi fratelli Girardo di Cologne e i figli di Alberto Gonzoni e quelli Mantegazio di Caravaggio Vassalli del Vescovo di Cremona Oberto, ad abbandonare le terre tenute senza diritto. 17 Maggio 1159, a Melegnano, un diploma di Federico Barbarossa al Vescovo di Cremona, Oberto, ordina ai vassalli che hanno abbandonato le terre e si sono rifugiati a Crema di ritornare entro 40 giorni, pena la perdita dei loro diritti. 19 Settembre 1159, assedio di Crema, messa al bando di Cremaschi, Milanesi e Bresciani e ordine che tutti i loro beni siano espropriati. 1186 grande siccità nella pianura Padana. 1186 distruzione di Castel Manfredi. 1188 ottobre-novembre, lettera di Enrico al Comune di Cremona con la quale autorizza la costruzione di un castello sopra castel Manfredi, che si chiamerà Castelleone. 1190 fortissime piogge, che distruggono i raccolti. 1198 altro anno di inondazioni. Frattanto Romanengo viveva fino a circa il 1100, all'ombra del castello di Hero, poi, dopo le guerre scoppiate tra Cremona e Crema a causa della donazione di Matilde di Canossa, del 1115, dell'Isola Fulcheria a Cremona, e per difendere il nodo di navigli e di chiuse che fin dal 1170 assicuravano l’approvvigionamento d’acqua alla città, fu elevato nel 1192 a borgo franco, con la nomina del primo Podestà da cui dipendeva una podestaria comprendente: Romanengo del rio, Massalengo, santa maria in Brugo, san Giorgio,Ticengo, Salvirola, Fiesco, Albera, e Ronco Todeschino. Nel 1197 fu fortificato il "DOSSUM RUMELEGI" contro i Cremaschi-Milanesi.
Cremona in cambio della difesa, della manutenzione e dell'obbligo della apertura-chiusura delle chiuse, concesse agli abitanti l'uso delle acque di proprietà di Cremona, e inoltre gli stessi vantaggi concessi nel 1118 a Soncino, i favori e le esenzioni attirarono la molte genti e ciò portò all'abbandono di Ero di cui si è perso anche il ricordo della ubicazione. Con la discesa del Barbarossa Cremona, con i territori alleati, si alleò con l’imperatore che appoggiò la città contro la rivolta di Crema, aiutata dai milanesi nelle loro rivendicazioni d'indipendenza. La vittoria e la fedeltà all'impero permise al Comune di battere moneta e quindi di creare una zecca (autorizzata da una bolla imperiale). Romanengo sempre fedele a Cremona e all'impero, fu la base di Federico Barbarossa e Cremona nella lotta contro la Lega Lombarda, e per la distruzione di Crema del 1160. (Nel 1147 Barbarossa aveva sposato Adele di Vohburg, deluso dalla scarsa dote e dalla mancanza di eredi, aveva ottenuto, grazie all’interessamento del cardinal Giovanni Orsini, l’annullamento del matrimonio. Nel giugno del 1156 a Würzburg sposò la bellissima Beatrice di Borgogna, unica figlia ed unica erede del Conte Rinaldo III, la fanciulla era stata imprigionata dallo zio Guglielmo che mirava alla ricchissima eredità. Federico sfruttò l'occasione per eleggersi a suo paladino, la liberò e la sposò. La sposa aveva allora 12 anni, il matrimonio fu consumato solo nel 1160, quando la moglie volle raggiungere il marito durante l’assedio di Crema, si dice che Beatrice prese alloggio in un castello nelle vicinanze di Crema, dato che l’unico castello ghibellino vicino al confine, era allora ROMANENGO, chi non dice che fu proprio nel nostro castello che si ebbe la prima notte d'amore tra i due sposi? Il matrimonio fu molto felice, con la nascita di 11 figli, la moglie seguì il marito in quasi tutte le campagne militari, e, durante le assenze di Federico, partecipò attivamente alla vita politica e di governo. Beatrice morì all'età di trentotto anni il 15 novembre del 1184, a Besançon, lasciando erede,del regno di Borgogna, il marito Federico Barbarossa.) Nel 1167 che Cremona si schierò con gli altri comuni italiani contro l'impero, entrando a far parte della Lega Lombarda, che il 29 maggio 1176 sconfisse le truppe imperiali a Legnano. Romanengo subì l’assedio al castello dopo la sconfitta dei Cremonesi nella battaglia dell’Albera del 1195. Nel 1213 a Castelleone i cremonesi sconfissero una lega milanese composta dai comuni di Lodi, Piacenza, Crema, Novara, Como e l'appoggio dei bresciani. Nel 1215 fu saccheggiato dai Milanesi-Cremaschi che portarono molti ostaggi a Milano. 1223 terremoto nel Cremonese e Mantovano. Nel 1232 iniziò il legame tra Cremona e l'imperatore Federico II chiamato in causa in una disputa di potere interno alla città. La nuova alleanza con l'impero portò alla vittoria nella battaglia di Cortenuova contro la Lega Lombarda. Federico II portò spesso la sua corte nella città e l'unico episodio spiacevole fu la sconfitta ad opera dei parmigiani a Vittoria, città creatura di Federico II, che portò alla cattura di più di duemila cremonesi. Alcuni anni dopo la ritorsione nei confronti dei parmigiani fu molto dura con una sconfitta militare ad opera di Umberto Pallavicino (o Pelavicino) durante la quale sottrassero il carroccio nemico e i pantaloni, che in segno di profondo scherno e derisione rimasero appesi alle volte del duomo di Cremona per secoli. 1259 una epidemia porta morte e lutto nella nostra pianura. Nel 1270 i Guelfi rimpatriati, affrontano i ghibellini vincono e a celebrare la vittoria erigono il Torrazzo (1270); poi fortificano la città. 1274 nel Febbraio fortissime gelate distruggono i vigneti, ricchezza delle terre emerse. Nel 1292-93-94-95 il castello fu ampliato e rafforzato con dei fortini, e al centro del forte fu costruita una chiesa dedicata a San Paolo. Nel 1307 i Ghibellini espugnano Cremona e Arrigo VII manda un suo Vicario, per pacificare gli animi. Il Vicario è respinto e l'anno dopo i Guelfi, con Jacopo Cavalcabò, riprendono Cremona; poi i Ghibellini, guidati da Ponzino Ponzone, alleato con Visconti e Scaligeri, tentano di riprendere la città, ma trovano forte opposizione nel Cavalcabò. Nel 1311 l'Imperatore Arrigo VII scese in Italia allo scopo di riaffermare il suo potere, prima cacciò i Torriani da Milano insediandovi i Visconti, poi arrivò a Lodi, infine a Cremona, i Cavalcabò fuggirono a Viadana, loro feudo, mentre 200 nobili Cremonesi, guidati da Supramonte Amati, si presentarono scalzi e con una corda al collo, all'imperatore nel castello di Paderno Ponchielli, questi li fece imprigionare, nei castelli rimasti a lui fedeli, 100 a Paderno, 100 a Castelleone, e il capo con Ponzino Ponzone, a Romanengo. Una anno più tardi, il Visconti, per vendicarsi dei Guelfi, che avevano riconquistato il potere a Cremona, li fece uccidere tutti in una notte, sorte che fu evitata a Ponzone. Nel 1316 a Cremona diviene signore Giberto da Correggio ed il Ponzone allora si fa ghibellino. Scorrazza con i suoi partigiani nel contado e si rafforza in Soncino, Castelleone e Pizzighettone, fino al luglio 1317 quando viene firmata la pace tra i guelfi (Giacomo Cavalcabò) ed i ghibellini locali (Egidio Piperati). In Agosto il Cavalcabò rompe una tregua e si fa signore di Cremona con l’ausilio dei soldati bresciani della guarnigione e dei suoi sostenitori. Il Ponzone si rifugia a Soncino presso Filippo Barbò; si allea con Matteo Visconti, il Della Scala e Passerino Bonacolsi. alla testa di un forte esercito, assedia Cremona.. Si colloca sul naviglio vicino a San Zenone e ne devasta il territorio per 28 giorni. Costretto a ritirarsi, ritorna a Soncino e riprende ad infestare tutto il territorio con tremende scorrerie. Romanengo rimase sempre Ghibellino. Anche dopo la caduta di Cremona in mano della famiglia Guelfa dei Fondulo, questi tentarono inutilmente la conquista del castello, si insediarono allora a Soncino, e per 13 anni continuarono i tentativi di conquista, fino alla rinuncia dei Guelfi di occupare il paese, con la firma della pace il 13 Ottobre1327. Nel 1329 Ludovico il Bavaro autorizza una aumento della estrazione di acqua dall’OGLIO per alimentare la Cremonella, un canale creato in epoca romana e già documentato nel 1226 e ancora nel 1233, come NAVIGLUM, (il vocabolo è latino-volgare e deriva dalla voce latina navilium caratteristica del Settentrione che indica un corso d'acqua idoneo alla navigazione), per raccogliere le acque delle sorgenti e impedire l’impaludamento della pianura, e che scorreva fino dentro la città dove dopo aver raccolto le fognature sboccava nel Po. Nel 1331 la città, affidata al figlio di Arrigo VII, Giovanni di Boemia, viene stretta d'assedio da Azzone Visconti, e, pacificamente, si sottomette il 15 luglio 1334, quando firma l'atto di sottomissione ad Azzone Visconti. Nel 1337 la città di CREMONA fu autorizzata dal Duca Azione Visconti, superando i contrasti con la città di Brescia per la sottrazione di acque dal fiume Oglio, all'ampliamento del Naviglio Cremona ( el Naele), si potenziavano così il trasporto delle merci, il movimento delle ruote dei mulini senza dimenticare fornitura di acque ai numerosi lavatoi pubblici, e ai laboratori artigiani. Nel 1441, e precisamente il 25 Ottobre, nella chiesa di San Sigismondo a Cremona, Francesco Sforza prende in moglie Bianca Maria Visconti che porta in dote il territorio Cremonese, nel 1442 lo Sforza fa scavare, il Naviglio Melotta ( el Nailet), che chiama Naviglio Nuovo, mentre il Naviglio Cremona diventa Naviglio Vecchio. L'opera è scavata sfruttando le Fughe e le Foppe esistenti, lo scopo è quello di aumentare le possibilità di navigazione, di trasporto di merci, e sfruttamento della forza motrice delle acque. Il Naviglietto si stacca con due cascatelle dal Naviglio Civico, ben visibile da chi percorre la Provinciale che da Fontanella porta a Casaletto di Sopra, e dopo aver tagliato il Pianalto di Romanengo, si ributta, dopo circa 20 Km, nel Naviglio dopo la cascina Albera, in prossimità del luogo dove sorgeva l'abitato di Santa Maria Del Brugo, distrutto più volte dai Milanesi e infine completamente abbandonato. Il 19 Giugno 1348 anche Romanengo decide di seguire l'esempio di Cremona e si sottomette ai Visconti, divenendo il primo baluardo Milanese contro i Veneziani. Sotto il governo degli Sforza la sua importanza di natura politica (controllo del confine con il Cremasco, sottoposto allo Stato Veneto), sociale (servizi, assistenza, controllo dei forestieri, ecc.), ed economica (commerci, artigianato, repressione del contrabbando) aumentò a dismisura. Romanengo divenne il punto di riferimento obbligato per le comunità sulle quali si estendeva la sua giurisdizione, a protezione dei loro interessi e spesso della loro stessa sopravvivenza. Sotto il governo di Milano, il podestà, nominato dal Duca, durava in carica mediamente due anni e doveva essere per forza forestiero per meglio rappresentare il Duca, per il quale amministrava la giustizia e faceva riscuotere le tasse. Gli affari del comune venivano trattati dai Deputati e dagli Uomini di Romanengo e il Consiglio Generale nominava e stipendiava un esperto dell'arte medica per la cura degli ammalati poveri, un tesoriere per riscuotere la tassa del sale e il pubblico trombetta, che diffondeva gli avvisi ufficiali radunando la gente col suono della tromba. Nel 1411 Giovanni da Terzo da Soncino, ne fa sua residenza dalla quale, al servizio del signore di Brescia Pandolfo Malatesta combatte contro Facino Cane e Gabrino Fondulo. Parte alla conquista dei castelli di Fontanella, Covo, Antegnate, Romano di Lombardia e Gallignano; libera Soncino dall'assedio postovi dal Fondulo. Ha il compito di impedire l'unione delle milizie cremonesi con quelle del Cane. E' costretto da quest'ultimo condottiero, che ha un numero superiore di uomini, a riattraversare l'Oglio e rientrare a Romanengo, da dove può controllare il possesso di Soncino. Nel conflitto cade in un'imboscata tesagli da Muzio Botta, nella quale è ferito gravemente. E' inviato dal Malatesta con 300 cavalli in soccorso di Soncino, alla cui difesa è il suocero Giacomo di Covo. Varca l'Oglio presso Orzinuovi e sorprende le truppe del Fondulo. Con la vittoria, entra nel castello e vi lascia alcuni bombardieri. Il Covo cede al Cane ed al duca di Milano; il suocero lo investe di Soncino ed egli, dopo pochi giorni, consegna la località ai viscontei. Ritorna al servizio del Malatesta nel bergamasco; toglie ogni presidio a Fontanella, Covo, Antegnate. Romanengo e Gallignano. Il 20 Maggio 1418 resiste agli attacchi di Cabino Fondulo, che al servizio di Ugolino Cavalcabò tenta di occupare il castello. Gli artisti furono pure ben rappresentati, giacché Romanengo fu la patria di Angelo Ferri, noto maestro della tarsia, e di Giovanni Iacopo Gabbiano, storico e letterario, nonché di tutti gli altri, più o meno celebri, che vennero dopo di loro. Nel 1431 Taliano Furlano Grande e Orso Orsini agli ordini dei veneziani occupa il castello. Nell'agosto del 1432 si arrende a Francesco Gonzaga, che era subentrato al conte di Carmagnola al comando delle truppe venete. Nel 1432 é base di partenza di Antonio di Martinengo per la difesa della frontiera sull’Oglio. Nel 1438 viene rioccupato da Filippo Maria Visconti. Nel 1440 cadono 2 metri di neve. Il 28 Maggio comincia, su ordine di Visconti, la costruzione del Naviglio Cremona, alcuni pensano abbiano sfruttato il letto fossile del Fiume Ubartum, noto fin dai tempi degli Etruschi, e poi scomparso dalle carte geografiche, del quale nessuno ha più saputo date una collocazione precisa. Nel 1441 Antonio Martinengo incontra Marsilio Gambara per contrattare un passaggio di campo. Nel 1446, Ludovico Gonzaga ferma Micheletto Attendolo. Nel Maggio 1447 Michele Attendolo armato di bombarde assale prima Soncino che resiste 5 giorni poi Romanengo che si cade dopo 12 giorni di assedio. Nel Giugno Miche Attendolo si attesta nei pressi del castello per preparare le truppe ad affrontare lo Sforza. Nel 1452 Gentile Leonessa, agli ordini della Repubblica Veneta, espugna il castello. Nel 1453 Angelo di Caposelvi, con Tristano Sforza e Bartolomeo Colleoni assale Romanengo; dopo un assedio di tre giorni obbliga alla resa i difensori. Il castello viene messo a sacco dai colleoneschi. Nel 1453 Pietro Brunolo al comando dei veneziani, con 1500 fanti, assale e conquista il castello. Nonostante tutto, Romanengo fu sempre un luogo pieno di vita, dal 1454, fino al 1550 si ebbe una grande profusione di denaro in opere edilizie,e nel miglioramento delle terre coltivate. La posizione nel comune delle bocche di numerose rogge, spinse Milano a investimenti straordinari di miglioramento della distribuzione, Il duca Francesco e la moglie Bianca Maria intervennero con prodigalità nel riassetto del naviglio civico. Le acque di scorrimento non erano indispensabili solo per l’agricoltura, ma anche per il commercio. Esistevano botteghe, torchi per i semi oleosi che venivano coltivati e anche importati. La presenza di argilla aveva diffuso la fabbricazione di mattoni che venivano cotti in loco grazie alla presenza di abbondante legname, che veniva facilmente trasportato sul naviglio. Notevole era la presenza di pellicciai e sarti, fabbri, mugnai, che fornivano la loro opera anche agli abitanti dei paesi vicini. Esisteva anche una delle prime farmacie e anche un notaio. Nel Giugno 1467, vi staziona con il suo esercito Nicolò Tolentino, al servizio degli Sforza. Nel 1462 Francesco Sforza elevò Romanengo a Terra Separata, staccandola dalla giurisdizione cremonese. Da Romanengo dipesero ancora Casaletto di Sopra, Salvirola, Fiesco, Ronco Todeschino e Albera. Nell'Agosto del 1469, il duca Galeazzo Maria Sforza invia Bartolomeo da Quarterisio, Pietro Francesco Visconti e Sacramoro da Parma, ad ispezionare la Rocca di Romanengo. Si decide allora, vista la posizione strategica di Romanengo che era vitale per la difesa della striscia di territorio di circa 10 Km, indispensabile per collegare i possedimenti Viscontei del sud con il nord Cremonese di ricostruire il castello, nel 1471 gli ingegneri ducali Benedetto Ferrini da Firenze e Danese Maineri, responsabili delle fortezze di Soncino e Romanengo, intrapresero le opere di manutenzione dell'antica rocca con la direzione del protomastro Bartolomeo Gadio, in contemporanea con i lavori della rocca di Soncino, si ricostruì a cinta muraria merlata intorno al terrapieno originario , con due casematte ad ognuno dei quattro angoli ed una rocca nuova. Il terrapieno fu comunque notevolmente allargato. Con queste modifiche il castello di Romanengo divenne l'opera più imponente dell'intero territorio. Nel 1499 Galeazzo Pallavicini è insignito, con i suoi fratelli, dai Francesi, dell’ordine di San Michele e gli è concessa in signoria Romanengo. Nel 1510 una carestia causata da un rigido inverno, causa moltissimi morti per fame, Nel 1513 viene assalito da Renzo da Ceri, con un esercito di 1000 fanti, 200 cavalli e 5 pezzi di artiglieria e ne viene respinto con la perdita di 200 uomini fra morti e feriti, durante l’assedio, gli uomini a difesa, volevano arrendersi, ma le donne continuarono a combattere, per premiare il loro valore e in sfregio agli uomini, il vescovo di Cremona concesse alle donne l’onore di sedere in chiesa davanti agli uomini, che dovevano occupare i posti dietro o rimanere in piedi, abitudine rimasta fino ai nostri giorni, Nel 1515 Agosto, Renzo da Ceri rioccupa il castello. Nel 1525 Dicembre, vi staziona Brunoro Gambara di Pralboino, mentre, con 500 fanti, si prepara a contrastare Giovanni de Medici
Nel 1525 Dicembre, Romanengo negozia con Malatesta Baglioni Signore di Perugia un passaggio di campo a favore dei Veneziani. nel 1576 dopo la morte dell'ultimo duca di Milano, la giuridistizione di Romanengo veniva affidata a Lodovico Affaitati per estinguere un prestito che quest'ultimo aveva nei confronti dello stato. Perciò Romanengo e tutti i paesi che da esso dipendevano e per un certo periodo anche Ticengo, perciò Romanengo venne eletto a feudo, e tale rimase fino al 1798 quando cadde il sistema feudale. Nel 1630 durante la peste di manzoniana memoria muoiono tutti, ad esclusione del parroco, don Genesio Maccagni e del sacrestano. Nel 1705 vi soggiornò il generale Vendome, sceso in Italia a contrastare il generale, Eugenio di Savoia, divenne poi il centro di comando di Savoia. Fino a qualche anno fa, chi si trovava a percorrere la strada che da Genivolta porta a Casalmorano, dopo la località 13 ponti, avrebbe incontrato un Santella, ora demolita da un autista ubriaco, su una lapide all'interno si poteva leggere, che la Chiesina era stata costruita per raccogliere i resti dei caduti in una scaramuccia tra i francesi di Vendome e gli austriaci di Eugenio di Savoia, che avevo preso alloggio nel castello di Romanengo, dove rimase fino alla battaglia di Cassano. Nel 1756 il Marchese Grande di Spagna generale commissario di guerra dello stato di Milano nella Lombardia Austriaca, ordina a Azzanello, Romanengo, Melotta, Albera e uniti, di provvedere alla fornitura di paglia alla comunità di Soncino, per provvedere allo sternito dei cavalli dello squadrone Saxengotha alloggiato. 1762 , negli archivi del comune di Soncino si citano alcune scuole pubbliche attive nei comuni di Romanengo, Ticengo, Trigolo gallignano e Soncino con spese di mantenimento carico dei comuni, ma gestiti da ecclesiastici. nel 1762 si ricorda l'uccisione, da parte di un certo Girolamo Sartorio, nei boschi presso Soncino di un grosso lupo maschio che aveva seminato il terrore in tutto il territorio, l'uccisore ricevette un grosso premio in denaro. Nel 1786 entra a far parte della III Delegazione della provincia di Cremona (con : Albara con Salvarola de' Patti, Salviarola de' Vassalli e Ronco Todeschino; Casaletto di Sopra; Cumignano con Castelletto Barbò; Fiesco con Santa Marta; Romanengo; Romanengo del Rio con Melotta; Ticengo; Trigolo con Moscona; Soncino ), nata all'atto della suddivisione della Lombardia austriaca in 8 province , create nel clima delle riforme giuseppine.La provincia comprendeva il territorio conosciuto dall'epoca medievale come "Contado di Cremona" Suddivisione amministrativa all'atto dell'istituzione (1786) La provincia di Cremona era suddivisa in 12 delegazioni, più la città di Cremona che non apparteneva ad alcuna delegazione Nel 1795 Angelo Ferri nativo di Romanengo compila diligente inventario delle pitture, dei disegni e delle stampe dell'editore Petronio dalla Volpe compilato nel febbraio, attualmente conservata nel J. Paul Getty Museum di Los Angeles. 1798 fine del regime feudale e fondazione della repubblica cispadana. Nel 1801-02 si ha un inverno rigidissimo, tanto che dalle Alpi scesero in pianura branchi di lupi affamati, spinti dalla fame entrarono anche in paese, Nel 1802 fu colpito da un terremoto, con la distruzione della Chiesa Parrocchiale. Baracche di legno improvvisate accolsero la popolazione che si dedicò a pratiche devozionali e penitenziali. Una prima scossa fu avvertita il giorno precedente, l’11 maggio verso le 18, con abbassamento del livello delle acque nei pozzi e presenza di odore di zolfo. La scossa principale avvenne il giorno 12 verso le ore 9,30 e il suo epicentro dovrebbe essere posto nella media valle dell’Oglio nei dintorni della città di Soncino interessando una ventina di paesi A Orzinuovi si ebbero i danni maggiori con danneggiamenti a 400 degli oltre 500 edifici del centro abitato. Si ebbero crolli nelle chiese di San Domenico , di San Francesco, nella Chiesa della Madonna, nell’Ospedale dei Poveri e nel convento di Santa Chiara. A Soncino si rilevarono danni alla chiesa parrocchiale, alla chiesa di San Giacomo, alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, con il crollo di un’arcata, alla chiesa di San Bernardo, cui crollò parte del campanile. A Soncino si ebbero anche 2 morti (oppure 2 feriti molto gravi), danni furono rilevati anche nella frazione di Gallignano e nel comune di Ticengo. A Crema, si ebbero danno alla Cattedrale, all’Arco del Torrazzo, alla chiesa di San Bernardino; crolli al campanile del santuario di Santa Maria delle Grazie, alle cappelle della basilica di Santa Maria della Croce che furono scoperchiate. Una fenditura si ebbe nel territorio di Credera Rubbiano con fuoriuscita di abbondate acqua. La scossa fu avvertita distintamente anche a Lodi, Cremona e Brescia. Altre scosse si susseguirono fino al 24 giugno dello stesso anno. Nel 1807 iniziarono i lavori di costruzione,in forme neoclassiche, della chiesa dedicata ai santi Giovanni e Biagio, i lavori si conclusero nel 1813. Vi sono conservate pregevoli tele di Giovanni Battista Trotti detto il Malosso
e di Andrea Mainardi, detto il Chiaveghino Nel 1816 , all'atto della costituzione del Regno Lombardo-Veneto, nasce la provincia di Cremona, smembrando il dipartimento dell'Alto Po di epoca napoleonica (l'altra provincia ottenuta fu quella di Lodi e Crema), all'atto dell'istituzione la provincia era divisa in 9 distretti, a loro volta suddivisi in XXX comuni. IL 31 Gennaio 1820 nasce a Romanengo Francesco Sangalli. A undici anni entrò nel Conservatorio di Musica di Milano, dove studiò pianoforte e composizione. Compose un centinaio di pezzi per pianoforte, organo e canto, a venticinque anni compose la sua opera principale, l'Alboino, che fu eseguita anche alla Scala di Milano. Nel 1888 compose una Messa a tre voci maschili . Fu conosciuto come uomo colto e modesto, famoso per la sua generosità. Morì a Varese il 22 settembre 1892 e fu sepolto nel cimitero di quella città. Le sue opere sono raccolte nella Biblioteca del Conservatorio di Milano.
Il 22 Luglio 1880, fu inaugurata la Tranvia a Vapore gestita dall’inglese The Tramways & General Works Company Limited (TGW) di Londra,il famoso GAMBA DE LEGN,
wikipedia foto nel 1885 la gestione passò alla The Lombardy Road Railways, nel 1895 alle Tramvie Interprovinciali Padane (TIP) che la gestì fino al 24 Arile 1931, giorno dell’ultima corsa. La causa della soppressione fu la mancanza di fondi necessari all’ammodernamento e alla elettrificazione. Il trasporto per Milano passò al servizio pulman dei fratelli Esposti.
ARRIGO PRESENTA LA SUA MOSTRA ALL'ORATORIO, 30 SETTEMBRE, 2 OTTOBRE 2016
E per finire un scioglilingua che mi ha insegnato circa 50 anni fa lo zio dell'amico Scio, el sio Damo.( la S va pronunciata alla lombarda) Pirulin pirulin la benula la gha fat quaranta pigule, ona l'era tenera pirulin pirulin la benula.
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